La mafia uccide solo d’estate è probabilmente la miglior narrazione sui fatti di Cosa Nostra mai realizzata prima d’ora. Un film, ebbe a dire Pietro Grasso, da vedere. Da cui è nata, e non poteva essere altrimenti, una serie tv da vedere per Rai Fiction con la presenza di Claudio Gioè ed un cast di eccezionale fattura per il piccolo schermo.

Due stagioni, ventiquattro episodi a cavallo tra 2016 e 2018, la serie ha poi subito una brusca interruzione mentre si preparavano i lavori per la terza parte. Qui abbiamo raccolto le curiosità più interessanti, elencate di seguito.

La mafia uccide solo d’estate: un film, una serie

La nostra serie è solo la punta di un iceberg ben più grande, nata come costola di un film, a sua volta nato dalla mente di un genio autentico della scena italiana contemporanea, quel Pierfrancesco Diliberto per tutti Pif. Nel 2013 Pif uscì al cinema con l’omonimo film, solo in seguito diventata una serie tv.

La trama è grossomodo la stessa, con qualche differenza. Nel film Pif è protagonista attivo della scena, mentre nella serie è “travestito” da narratore, essendo colui che racconta i fatti come voce narrante. La premessa, però, è la stessa: il racconto di una duplice quotidianità, quella di una famiglia normale, in un contesto normale, su cui aleggia e si muove lo spettro di una Cosa Nostra sempre più violenta e ai vertici della società.

Nella serie, infine, il punto di vista è quello del giovane Salvatore Giammarresi, la cui voce, di Pif, è proiettata nel futuro rispetto ai fatti narrati.

Perché il titolo?

Molti non sanno che il titolo della serie tv non nasconde al suo interno nessun messaggio subliminale, ed altro non è che una battuta, peraltro la più celebre del film. Il padre del piccolo Arturo Giammaresi risponde all’interrogativo del figlioletto.

“Ma la mafia può uccidere anche noi?”; e il padre: “Arturo, tranquillo, ora siamo d’inverno… la mafia uccide solo d’estate”. Per la verità, almeno nella seconda stagione, la mafia comincia ad uccidere anche in inverno. La seconda stagione comincia coi fatti del settembre 1979, “l’alba della più sanguinosa guerra di mafia della storia”, quella tra i capi della cupola, i boss palermitani e i corleonesi in ascesa di Totò Riina.

Una battaglia culturale cancellata dalla Rai

Pif, nel presentare il film, poi la serie ha più volte parlato di battaglia culturale, intesa come opera di demolizione della mafia, di informazione su di essa, di presa di coscienza vera e propria. Pif stesso ha sempre sottolineato come lui abbia avuto una infanzia felice ma che da palermitano ha sempre sentito con veemenza il tema della mafia.

Con la Rai c’è stato poi uno scontro, una sorta di faccia a faccia: la serie è stata cancellata e questo a Pif e ai fan non è andato giù. La terza stagione avrebbe dovuto raccontare dei fatti che portarono poi alle stragi di Capaci e Via d’Amelio ma non se n’è fatto più nulla pare per un brusco calo di ascolti a cavallo tra prima e seconda stagione.

FONTE IMMAGINE: NOSPOILERS